La valutazione funzionale della demenza: scale sull' autonomia nella vita quotidiana (scala ADL - IADL - AADL)

In questo articolo parlerò di valutazione funzionale, ossia della misurazione del grado di disabilità, che rappresen­ta un tassello fondamentale nel percorso diagnostico e nell' assistenza post-diagnostica della persona con demenza (vedi anche INDICE DI BARTHEL (Barthel Index) e la sua versione modificata utile alla valutazione del grado di autonomia quotidiana).

Se si pensa ai criteri diagnostici per la demen­za, essi richiedono la presenza di una compromissione cognitiva di tale entità da compromettere l'autonomia nella attività della vita quotidiana, nel lavoro e nelle relazioni sociali. Ol­tre che nella fase diagnostica la valutazione dello stato funzionale è necessaria per definire lo stadio di malattia (vedi Valutazione della gravità della demenza: Clinical Dementia Rating Scale (CDR) , il monitoraggio della progressione della sindrome dementigena, oltre alla misurazione dell'efficacia degli interventi farmacologici e non farmacologici.

La valutazione funzionale diventa l' aspetto differenziale tra un quadro dementingeno e un disturbo cognitivo lieve (MCI: mild cognitive impairment) (vedi Il MILD COGNITIVE IMPAIRMENT (MCI): cos'è?). Quest'ultimo rappresenta una sindrome definita da un declino cognitivo superiore a quello che ci si aspetterebbe per un individuo con una determinata età e livello educativo, ma che non interferisce significativamente nelle attività della vita quotidiana.

Un'at­tenta valutazione funzionale con particolare riferimento all'evoluzione cronologica nella comparsa dei deficit funzionali è sicuramente utile nella diagnosi differenziale delle varie demenze; nelle fasi iniziali della malattia di Alzheimer si osserva abitual­mente una perdita della capacità di svolgere compiti "complessi" quali l'assunzione regolare dei medicinali, la gestione delle finanze, l'accuratezza nel cucinare i pasti o la difficoltà nell'acquistare prodotti necessari; solo successivamente compaiono proble­mi riguardanti le attività di base della vita quotidiana che nel paziente senza rilevante comorbilità seguono, nel corso degli anni, una gerarchia abbastanza definita che ini­zia con difficoltà nell'esecuzione del bagno, successivamente nell'abbigliamento, poi nell'uso corretto dei servizi igienici; seguono la comparsa di incontinenza, la difficoltà nell'alimentarsi autonomamente e, eia ultimo, viene compromessa la capacità cli de­ambulare.

In letteratura esistono vari strumenti di valutazione funzionale con tre fonti di informazione:

1) il paziente (self-report),

2) il caregiver (proxy),

3) misure di performance dirette.

Tuttavia nel caso della demenza non esiste una fonte che si sia dimostrata superiore alle altre nella pratica clinica. Le tre modalità di assessment funzionale svolgono ruoli comple­mentari e la scelta dello strumento di valutazione più opportuno si basa sullo scopo della va­lutazione stessa. Se l'obiettivo consiste nel valutare i bisogni di supporto del caregiver e nella necessità di pianificare interventi domiciliari o la collocazione in RSA è prefe­ribile ricorrere al report del caregiver utilizzando la CDR (vedi Valutazione della gravità della demenza: Clinical Dementia Rating Scale (CDR) o le scale di Katz (ADL) e Lawton e Brody (IADL) poiché forniscono informazioni rispetto al consueto funzionamento del paziente nel proprio ambiente familiare ed esprimono, in parte, anche i bisogni del caregiver. Al contrario, nella verifica di protocolli di intervento o negli studi longitudinali può essere più appropriata la scelta di strumenti cli valutazione funzionale diretta. Quest'ultima può essere incorporata nell'assessment multidimensionale dei centri specialistici che si occupano in modo specifico della cura dei pazienti con decadimento cognitivo.