Prevenire la demenza tra fattori di rischio e fattori protettivi

Se si considera che ben il 35% dei fattori di rischio sono potenzialmente modificabili nell’ arco di vita, secondo il World Alzheimer Report stilato nel 2014, bisogna lavorare verso la prevenzione del decadimento neurocognitivo. 

In base alla recente ricerca si è definita l’incidenza dei fattori di rischio connessi ad una maggiore vulnerabilità di declino cognitivo e demenza. Essi si dividono in non modificabili e modificabili.

I fattori di rischio per la demenza non modificabili risultano:

  • età,
  • genere femminile,
  • genetica familiare per ε4 allele apolipoprotein E gene (APOE4).

I fattori di rischio modificabili sono:

  • bassi livelli di educazione con conseguente scarsa riserva cognitiva (8% dei casi di demenza) (vedi RISERVA COGNITIVA: cos'è e come si misura?*;
  • riduzione dell’udito (9% dei casi di demenza), anche se l’associazione probabilmente il calo uditivo potrebbe apportare modifiche cerebrali, un disimpegno nelle interazioni sociali, una deflessione del tono dell’umore e accelerare l’atrofia cerebrale;
  • carenza di esercizio ed attività fisica (3% del rischio di sviluppare demenza) con conseguente maggior rischio di cadute, ridotto equilibrio e dell’umore, dell’autoefficacia nella quotidianità;
  • ipertensione, sovrappeso corporeo (rischio di forme pre-diavetiche e sindromi metaboliche) fino al diabete (5% dei casi di demenza) con conseguente di quest’ultimo di un aumento dell’infiammazione e un’elevata concentrazione di glucosio nel sangue;
  • comportamenti a rischio (tabagismo - 5% del rischio di sviluppare demenza, alcolismo e uso di sostanze stupefacenti) a cui si associano patologie cardiovascolari e neurotossine in circolo cerebrale;
  • depressione (4% del rischio di sviluppare demenza) in associazione ad un’alterata produzione di ormoni dello stress e dei fattori di crescita neuronale, il volume dell’ippocampo;
  • isolamento sociale (2% dei casi) con associato un aumento del rischio di ipertensione, malattie coronariche, disturbi depressivi e anche inattività cognitiva.

Altri fattori di rischio modificabili riscontrati sembrerebbero: la dieta, il consumo di alcol, il funzionamento renale, i livelli di colesterolo, la funzionalità cardiaca, tratti dalle linee guida del National Institutes of Health (NIH) e National Institute of Health and Care Excellanece (NICE).

In altri termini un buon percorso di cura prevede, innanzitutto, un’azione preventiva che contribuisce alla riduzione del rischio in tal senso a partire da una sensibilizzazione e un’educazione alla salute già in età adulta (prevenzione primaria). Sin dalla giovane età si può potenzialmento modulare la ulnerabilità al declino neurocognitivo accrescendo il livello di istruzione, praticando attività fisica e dedicando parte del nostro tempo ad attività socio-relazionali. Altrettanto importante, andando avanti con gli anni, è mantenere impegni che contribuiscano ad attivare il corpo e stimolare le nostre funzioni cerebrali, poiché questo contribuirà a sostenere le nostre riserve mentali e cognitive nel tempo.